#street/oltre il blu
Quest’anno ricorre il cinquantenario del golpe militare con cui in Cile l’11 settembre 1973 il generale Augusto Pinochet rovesciò il governo legittimo di Salvador Allende. Pinochet instaurò una dittatura nella quale alla forza della cultura, scelta dal governo precedente per garantire giustizia e diritti sociali, fu sostituita la forza delle armi.
La memoria e la comprensione di questo momento storico hanno superato sia i confini geografici del Cile che le coordinate temporali della dittatura instauratasi allora.
L’idea di <oltre il blu>, azione destinata allo spazio pubblico, nasce dal dialogo e dall’amici-zia di Francesco Di Tillo e Máximo Corvalán-Pincheira a partire da una riflessione sulle sorti dei desaparecidos, simbolo del capitolo buio della recente storia cilena. L’idea iniziale ha assunto l’attuale configurazione di intervento nello spazio pubblico quando gli artisti hanno coinvolto Tatiana Basso e Serendippo e riconosciuto in Juan Contreras ed Herminia Romero, esuli cileni giunti a metà degli anni Settanta a Bologna, gli interlocutori ideali quali attori e testimoni del momento storico oggetto della riflessione artistica.
Lavorare oggi su questa memoria significa stringere le maglie di un vissuto già interconnesso: all’indomani del colpo di Stato, l’Italia fu una delle poche nazioni occidentali a non riconoscere il governo di Pinochet e svolse il ruolo di principale centro estero dell’opposizione cilena. Presso le ambasciate e i consolati italiani in Cile, e gran parte dei partiti politici dell’arco costituzionale italiano, chi tentò di sottrarsi alla repressione di Pinochet trovò un alleato e una speranza di salvezza, ricostruzione e resistenza.
<oltre il blu>, ponendosi in ascolto di questa eredità storica, fa della resistenza culturale cilena un punto di incontro tra passato e presente. Oggi come allora, artisti italiani e internazionali partono dalla memoria di un atto violento agito nei confronti di un’intera generazione di giovani cileni scegliendo l’arte come forza generativa di nuove visioni di vita capace di smuovere le coscienze e aprire prospettive differenti.
L’11 settembre 2023 alle ore 19 presso il Centro sociale G. Costa, via Azzo Gardino 44, l’associazione Amanecer, fondata da Juan Contreras ed Herminia Romero, aprirà la commemorazione del cinquantenario del golpe militare con un denso programma di eventi.
Il 16 settembre 2023 dalle ore 17:30 presso il Centro Sociale della Pace e lungo la Via del Pratello prenderà corpo <oltre il blu> a cura di Serendippo e Tatiana Basso in collaborazione con Pratello R’esiste: i lavori degli artisti Máximo Corvalán-Pincheira, Francesco Di Tillo, Mia da Schio Suppiej e Alena Tonelli interagiranno con persone e luoghi per sollecitare una riflessione plurale sulla memoria, su come essa possa essere recuperata, elaborata, comunicata.
<oltre il blu> catalizzerà un processo trasversale e intergenerazionale che situa nel presente la memoria collettiva, inscindibile dall’idea di una speranza di società pubblica ed equa che fu fondativa del socialismo di Allende e della resistenza cilena, ma anche dalla consapevole necessità di dover resistere dal trovare facili soluzioni nella lettura del mondo contemporaneo.
Le azioni del 16 settembre sono parte di un’esperienza che potrà svilupparsi nel tempo coinvolgendo ulteriori voci, luoghi ed istituzioni oltre il territorio regionale. A progetto inoltrato si prevede la realizzazione di un’edizione che racconti e documenti l’iniziativa.
Luoghi e persone
11 settembre dalle ore 19 Centro Sociale G. Costa, Via Azzo Gardino 44
<Giornata di memoria e futuro>
Introduzione di Juan Contreras, poeta, attivista culturale ed ex dirigente politico
Canzoni del gruppo musicale Megeyaucan e poesie
Saluti istituzionali
Intervento sul Cile a cura della Prof.ssa Giancarla Codrignani
Proiezione video
16 settembre dalle ore 17:30 Centro Sociale della Pace, Via del Pratello 53 e dintorni
<oltre il blu>
17:30 Introduzione delle curatrici in dialogo con gli artisti e l’associazione Amanecer
18:00 Intervento di Galería Metropolitana (Pedro Aguirre Cerda, Chile)
18:30 Performance <In distinte latitudini> Francesco Di Tillo
19:00 Performance <Memorie in flusso> Maximo Corvalán-Pincheira
Per tutta la durata dell’evento: <Conversazioni resistenti> a cura di Mia da Schio Suppiej.
Maximo Corvalán-Pincheira (Cile, 1973) nel corso della sua carriera si è occupato costantemente del rapporto tra violenza di Stato, memoria, fratture del sistema politico, resilienza come persistenza ed emergenza ambientale. Prende come punto di partenza la sua biografia di figlio di un detenuto scomparso nella dittatura di Pinochet per sviluppare opere impegnate ad evidenziare – attraverso strutture simboliche e materiali – le fondamenta del potere politico, la sua controversa narrativa della giustizia sociale e l’arroganza umana che ha portato agli attuali impatti associati alla crisi climatica. Ha esposto a livello internazionale in Biennali, Musei, Gallerie e spazi pubblici.
Per la ricorrenza del cinquantenario, Maximo Corvalán-Pincheira propone la performance <Memorie in flusso>, che intende trasporre simbolicamente, attraverso un’azione collettiva, l’impegno necessario a rendere il passato memoria e risorsa, e insieme l’importanza di tutelare le risorse naturali e i diritti umani. Al cuore dell’idea la volontà di commemorare e mantenere viva la memoria dei desaparecidos, rievocare la solidarietà italiana e internazionale che emerse in risposta al golpe cileno e riaffermare la necessità del dialogo tra gli Stati nel presente attraversato dal crollo delle democrazie e dall’emergenza climatica.
La performance richiede che almeno undici persone sostengano ciascuna un pezzo di grondaia tra le mani, con l’obiettivo di trasferire l’acqua immessa nella prima grondaia in quella retta dal compagno seguente, senza versarla, fino a che non si sarà esaurita. «Questa sequenza si ripete successivamente» spiega l’artista «simbolizzando la continuità e il flusso della memoria dei desaparecidos. La grondaia diventa un potente simbolo di solidarietà e lavoro di gruppo […] come una canalizzazione di un fiume rappresenta la traiettoria della memoria […] evoca le immagini brutali delle vittime della dittatura che sono state gettate nei fiumi, come il Mapocho che attraversa Santiago […] la ricerca dei corpi ritrovati, galleggianti testimoni silenziosi, sulle sue sponde».
L’elemento dell’acqua è assunto nel suo valore universale: forza della natura e bene vitale, l’acqua rappresenta il luogo della memoria ed è il tramite per la speranza; nel contempo, rimanda al contesto attuale caratterizzato dagli errori sistemici che ricorrono nella relazione tra l’essere umano e la natura, come la pratica estrattivista e la reiterata attuazione di politiche non sostenibili.
<Memorie in flusso> agisce come un dispositivo attivatore di memoria storica e di coscienza condivisa: attraverso la scelta di una dinamica operativa partecipata e dello spazio pubblico come spazio di azione e restituzione, la performance promuove l’inverarsi di un ‘nesso vissuto’, ossia di un filo continuo che si snoda nel tempo e collega questa pagina della storia cilena alle sfide e alle responsabilità personali e collettive contemporanee.
Francesco Di Tillo (Italia, 1984) La sua ricerca artistica invita a una riflessione su questioni paradossali o catastrofiche nella società contemporanea, con particolare attenzione alle relazioni tra Natura e società, provocando una continua oscillazione tra il reale e l’immaginario. I disastri naturali, l’impossibilità di controllo e del libero arbitrio, la costruzione e demolizione di processi sociali-ambientali, la memoria e la morte come elementi identificativi della vita, sono tutti temi che sviluppa utilizzando contempo-raneamente differenti media, quali: installazione, scultura, video, fotografia, performance.
Ha realizzato mostre individuali e collettive presso musei, istituzioni, festival, gallerie, spazi pubblici sia in Italia che all’estero.
Per la ricorrenza del cinquantenario, Francesco Di Tillo propone <In distinte latitudini> una trasmissione e una codifica multipla del messaggio «Eravamo talmente felici che volevamo che tutti lo fossero». Queste parole, pronunciate dalla moglie di un compagno di Allende eliminato dal regime di Pinochet, ritornano come linguaggio naturale, emesse con la voce come fu allora, ma sono anche declinate in segnali intermittenti, scanditi secondo la codifica morse, questi a loro volta trasposti in una sequenza ritmata di ‘dit-dah’.
La sovrapposizione di pulsazioni acustiche (. .-. .- ...- .- -- ---) e del pattern fonetico (dit dit-dah-dit dit-dah dit-dit-dit-dah dit-dah dah-dah dah-dah-dah) informa una composizione simile a una poesia dadaista; senonché le pause tra le parti del discorso e le ricorsività che è possibile avvertire impegnando l’ascolto, suggeriscono la presenza di significato e la sola apparenza del nonsense.
La codifica, nell’opera di Francesco Di Tillo, si richiama alle strategie culturali individuate per evitare le maglie della censura in contesti di limitata possibilità d’espressione. Un caso storico risale alla mostra Information, tenutasi nel 1970 al MoMA, quando l’istituzione, non potendosi pronunciare apertamente sulla guerra in Vietnam, appende quattro striscioni con la parola PEACE (convertita in morse) sulla facciata del museo. Ma <In distinte latitudini> vuole superare l’ermetismo del codice, offrendo contestualmente a esso non la soluzione, ma uno strumento per la sua decodifica. Interpretare i suoni brevi e lunghi del morse come successione di ‘dit’ e ‘dah’ è infatti una modalità impiegata per favorire l’apprendimento e la decrittazione di questo linguaggio. Come a dire che l’ideale di una felicità condivisa, che riecheggia nelle parole del messaggio originale, proveniente dal Cile che ha vissuto, e visto sprofondare, l’utopia, scorre al di sotto delle cose e dipende dalla nostra postura la possibilità di porlo in atto e renderlo reale.
«Inimmaginabile, impensabile, indicibile» è lo sgomento della fine dell’utopia consumatasi in seno alla violenza azzeratrice della repressione cilena; «inimmaginabile» è, nelle parole dell’artista, «quello che abbiamo bisogno di costruire da zero, di immaginare dentro di noi, dentro questo momento storico: un futuro radicalmente nuovo».
Mia da Schio Suppiej (Italia, 1988). Attraversando i contesti di riferimento di ambienti diversi (didattica museale e scolastica, radio, centri sportivi, ospedali, aziende agricole, carta, tessuti, …) tenta di sviluppare un’indagine approfondita e multidirezionale del corpo – come gesto e come spazio, della relazione – come incontro e come narrazione, dell’identità – come appartenenza e come attivatore. Lo fa attraverso testi, dialoghi, disegni, che si adattano a diverse restituzioni.
Dal 2019 lavora nel settore dell’intimo e della lingerie (prima con La Perla, poi con HANRO, dal 2022 con Journelle).
Si è formata con: Alberto Garutti, Angela Vettese, Marco Bertozzi e Giorgio Agamben (BA e MA in Arti Visive e Moda - Università IUAV di Venezia); Giolo Fele (Corsi Singoli in Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento); Georges Didi-Huberman e Gérard Jorland (M1 - Arts et Langages, EHESS di Parigi).
Per la ricorrenza del cinquantenario, Mia da Schio Suppiej propone una performance vocale che si dispiegherà nel corso dei prossimi 11 mesi in una serie di incontri registrati come i capitoli di un podcast dal titolo <Conversazioni resistenti. Dieci dialoghi con Juan Contreras ed Herminia Romero su futuro e resistenza>. Alle conversazioni parteciperanno gli attori coinvolti nella realizzazione di <oltre il blu> e chi sarà presente alla giornata del 16 settembre.
1) Primo incontro ‘Exilio palabra’
2) Juan e Mina prima del 1974
3) Il programma Allende.
4) Il ruolo della cultura diffusa.
5) Golpe e torture.
6) Arrivo in Italia, organizzazioni di quotidianità.
7) Biennale di Venezia del 1974.
8) Gli Stati Amici del Cile (Italia, Messico, Svezia, Cuba, …)
9) La Voce Resistente: il racconto orale, la memoria, il suono.
10) Bonus Track.
Il 16 settembre 2023 verrà introdotto e trasmesso il primo dei dieci incontri/dialoghi. Il podcast verrà pubblicato su una piattaforma aperta al pubblico (Spotify) e, alla fine degli incontri, verrà prodotto un vinile.
La rimozione del nome e del progetto di Alena Tonelli è avvenuta per esplicita richiesta dell'artista.
Le curatrici e gli artisti rigraziano Andrea Pistoni senza il cui sostegno tecnico e morale <oltre il blu> non avrebbe avuto forma.